Un’auto elegante da acquistare

 In I miei Racconti

Sabina, questa volta, è alla ricerca di un’auto elegante da acquistare. Quell’attuale non le piace più. Non è più confortevole come vorrebbe. Aveva visto, qualche giorno prima, sulla rivista Vanity Fair il Nuovo GLE Suv della Mercedes-Benz. Con un design caratterizzato dalle superfici raffinate, dalle forme atletiche e dalle linee pulite. Esteticamente esprime il vero concetto di forza con istintivo slancio ed eleganza. L’equipaggiamento, scritto nella pubblicità, comprendeva anche un pacchetto di sistemi di assistenza, un pacchetto parcheggio con telecamera a 360° e un sofisticato apparato di controllo per le manovre più ardue. 

Decide quindi di andare immediatamente in un autosalone 

della Mercedes di Roma. Qui si trova attualmente per lavoro. Deve girare un film hard nella famosa Urbe, la Caput Mundi, la Città Eterna il cui appellativo nel corso della storia l’hanno avuto anche Gerusalemme e Kyoto, ma  la prima ed unica ad averla conservata per oltre due millenni è stata Roma. 

Il merito va ad Albio Tibullo (55 ca.-19-18 a.C.) (Focus), poeta latino che oggi pochi conoscono ma che al tempo era, un noto autore di poemi erotici. In effetti, nel secondo libro delle Elegie, egli immaginava un periodo molto remoto e scriveva “Romulus Aeternae nondum formaverat Urbis moenia“, che tradotto in italiano recita “Né ancora aveva Romolo innalzato le mura dell’Eterna Urbe“. 

Cosicché Sabina si reca presso la Mercedes di Roma EUR a visionare il Suv in questione. Indecisa solo sul colore. Nero pastello o Nero ossidiana metallizzato? 

Sta per entrare nell’Autosalone quando vede l’auto elegante da acquistare esposta accanto all’ingresso. Splendida, meravigliosa, incantevole, tanto che decide ipso facto di farsi fotografare a fianco dell’auto dal venditore accorso all’istante per ammirare Sabina. “Questo capolavoro spuntato dal nulla…”.  Parole dette con  l’accento tipico romanesco,  mantenendo però quei relitti fonetici e lessicali riconducibili ai dialetti dei Castelli romani. 

Molto curioso ed eccitante questo suo interloquire ma anche tanto bello ed elegante, ricco di personalità. Con due occhi marroni felini che la sgranocchiavano dalla curiosità insana di conoscerla meglio. Un papillon con fantasia Paisley blu e arancione al collo su una camicia bianca e un completo black lucido. Si presentava così ai miei occhi, già ansimanti dall’eccitazione.  “Piacere”, disse, “Il mio nome è Romolo e sono il titolare del negozio”.  Questo, invece, è il mio venditore migliore e si chiama Antonello. 

Subito ne approfittai per sedermi all’interno, 

facendo loro intravedere le mie gambe leggermente divaricate, con calze velate autoreggenti color pelle, in modo che si scorgesse il mini perizoma a rete nera. Entrambi rimasero allibiti e sorpresi. Antonello mi riconobbe subito dicendo che mi aveva già notata in un film. Perfetto, le presentazioni erano già state avviate. Ed ora? “Che si fa?” dissi io. Romolo prese le chiavi dell’auto per farmela provare e si sedette di lato, Antonello dietro di me. 

Ero eccitata… mi piacevano entrambi. Romolo cominciò ad elencarmi la vasta capienza dell’abitacolo così come la linea e la forma degli interni. 

Mentre io guidavo e lui spiegava,  

avvicinava le mani ai miei seni prosperosi e alle gambe toccandole con una dolcezza che mi fece ribollire. Antonello, nel frattempo, da dietro, mi mordicchiava il lobo dell’orecchio e mi baciava il collo. Io, intenta nella guida di una macchina portentosa, ero eccitatissima. Allargai totalmente le gambe cosicché Romolo iniziò a toccarmi la pubica vulva rosata, spingendo prima un dito e poi due, sempre più addentro. 

Presi allora a slacciarli i pantaloni per tirare fuori il suo membro già pronto e turgido, ed iniziai a masturbarlo. Era veramente gonfio e carnoso e così decisi di fermare l’auto buttandomi a capofitto con la bocca tutta avida e vogliosa sul suo fallo. Non si aspettava una reazione così imprevedibile da parte mia, e me lo infilai tutto in gola. Frattanto Antonello mi tirò su la gonna e giù il perizoma e cominciò a leccarmela tutta introducendo anche la lingua nel buchetto dell’ano. Ero già in estasi ed iniziai a sbottonare la camicia a Romolo per succhiarli i capezzoli e, inumidendo gli indici e i pollici, stringendoglieli vigorosamente. 

Stava diventando pazzo, andando in visibilio e beandosi. Antonello, intanto, avviluppandomi i fianchi mi sodomizzava a fondo godendo dal piacere e mi schiaffeggiava le natiche strepitando. A questo punto decisero di prendermi entrambi. Questa volta io sopra Romeo che mentre mi trombava mi lambiva e mi ciucciava tutt’e due le mammelle, mentre Antonello, in una prestazione circense da primato e da sbellicarsi dalle risa, alle spalle abusava di me con un encomiabile e penetrante sesso anale da urlo. 

Li avevo tutti e due dentro, completamente e pienamente. Venimmo tutti e tre assieme con un’esultanza festosa e con tutti i miei orifizi grondanti di ogni singola stilla del nostro smisurato piacere. 

 Un’auto elegante da acquistare, la GLE 

color Nero pastello, il mio colore preferito, e perché mi convinsi ulteriormente dell’enorme spazio interno molto apprezzabile per un Suv  che accosta il pragmatismo di un’automobile con l’A maiuscola, con la robustezza tipica di un fuoristrada ben dotato. Il prezzo dell’auto elegante da acquistare? Non ve lo dico. Mi è stato riservato un forte sconto per la mia gagliarda simpatia e… notorietà! 

P.S.) Mi sono letta qualcuna di queste elegie, tutte arricchite da componimenti letterari improntati sullo sfogo amoroso-sessuale alla domina (donna) di turno, che a Roma assume la prerogativa di poesia d’amore fortemente soggettiva, dove la vita del poeta si mostra come servitium, ossia schiavitù alla donna, capricciosa e infedele. 

Libro III°  n. 4, Ligdamo, Veri non siano i sogni (Elegia di Albio Tibullo) (Wikipedia) 

[…]il sonno si dilegua davanti alle case inquiete; finalmente, quando Febo s’affacciò levandosi alto, un tardivo sopore chiuse le palpebre stanche. Allora un giovane, con le tempie cinte di casto alloro, mi parve che entrasse nella mia stanza. Nessuna cosa piú bella si vide in tempi antichi: non era creatura umana quella. Folti capelli biondi gli fluivano sul lungo collo e stillavano rugiada di Siria. Sul suo corpo di neve era il candore che emana la luna, figlia di Latona, era il colore purpureo che, sul volto in fiamme, arrossa le gote fresche d’una vergine, quand’è condotta al giovane marito, o come quando a gigli bianchi intrecciano amaranti le fanciulle, e d’autunno s’arrossano le candide mele[…].