Il Fan di Sabina

 In I miei Racconti

Franco, un fan di Sabina, si rigirò nel letto più volte. 

Grondava di sudore…….. 

Era madido ovunque, nella schiena, sul petto, sotto le ascelle, nei palmi delle mani e nelle piante dei piedi. Insomma, ovunque! Aveva sognato ancora lei. Si era ritrovato bagnato pure tra le gambe, ma non di quel sapore salato e odore caratteristico, prodotto dalle ghiandole sudoripare. Era semplicemente liquido seminale, vischioso e caldo. 

Da quando l’aveva notata nel sito, Sabina era diventata per lui un’ossessione, una preoccupazione angosciosa e persistente. La pensava spesso, a volte vestita, di tutto punto ed elegantissima, oppure sapientemente svestita di una bellezza rarefatta o completamente nuda, con quella sensualità algida delle icone di Helmut Newton. Il suo era diventato un chiodo fisso. 

Ogni notte, dopo cena, si metteva davanti al computer e la cercava ostinatamente, restando fino a tardi, tardissimo davanti allo schermo. 

La prima volta che la notò fu, occasionalmente alla stazione ferroviaria di Bergamo. La vide seduta con un tailleur bianco e due gambe meravigliose, coperte da calze nere a rete con losanghe, rossetto color rosso cardinale alle labbra carnose ed un paio di occhiali da sole marroni, a cuore. Un viso delizioso e ovale dalle linea dolce e affusolata che comunicava armonia e tanta bellezza. 

Il fan di Sabina timidamente si accostò 

a lei chiedendole il nome e dov’era destinata ad andare. Lei sorrise ma in quell’istante arrivò il treno pronto per ripartire subito. Per non deluderlo Sabina gli diede un suo biglietto da visita. 

Franco lo lesse tutto d’un fiato e seppe come si chiamava, dove abitava e quale professione esercitava. Era una porno star! Una bellissima, straordinaria, splendida, affascinante e meravigliosa creatura. Lei abitava nel centro Italia e lui pure. Questa comunanza di vicinato lo esaltò e lo illuse. Poteva avvicinarla e dichiararsi apertamente perché si era perdutamente innamorato, a 35 anni. Così iniziò a telefonarle. Dapprima, di giorno e poi anche di notte inoltrata. L’osservava e la scrutava nel sito, ammirando ogni sua forma vezzosa e morbida nelle forme. 

Era un sublime godimento vederla all’opera. 

I suoi movimenti ondeggianti erano fin troppo sensuali e provocanti. In una scena restò a fissarla quando si tolse le mutandine di pizzo nero scoprendo la sua voluttuosa fessura umida, come una fresca fasolara, una vongola. O quando in un amplesso con un maschio nerboruto, si unì avidamente sfiorando le sue labbra candide con quelle di lui. Dalle ascelle giunse ai seni e le baciò quei capezzoli irti di desiderio, per poi scendere lungo il ventre. Giungere così al suo sesso per baciarlo e succhiarlo con brama, come pure le sue grandi labbra. Mordere e leccare il suo clitoride, lei ansimava, sussultava e gioiva, schiava della voluttà di quell’uomo… 

Così incominciò ad inviarle inizialmente un mazzo di dodici rose rosse. Poi passò a ventiquattro e trentasei ogni settimana. Sabina pensò al principio che fosse sì un suo ammiratore, ma non così tanto opprimente ed assillante. Iniziò pure ad inviarle delle lettere a casa e poi iniziò a tempestarla di e-mail diurne e notturne. Insomma una vera e propria tortura. 

Se inizialmente provava delle lusinghe, a dir poco allettanti e seducenti, queste si mostrarono ora nel loro lato più disdicevole e molesto. Voleva chiamarlo, ma non aveva il suo cellulare. Per quanto gli rispondesse ai suoi messaggi ad un certo punto pensò di lasciar perdere ignorandolo. 

Ma Franco nelle sue elucubrazioni notturne, prive di sonno, continuava a desiderarla ad occhi aperti. 

Dalle foto in suo possesso, prese dal sito personale, l’immaginava accanto a lui che rideva, conversava, si compiaceva della compagnia. Ogni volta la trovava sempre più avvenente e seducente anche nelle sue innumerevoli mise. Come quella volta in camera da letto di fronte allo specchio, con quei tacchi vertiginosi. Un’altra volta la sognò di fianco a lui, nel letto grande, matrimoniale che gli sussurrava “prendimi, fammi tua e quando sarai lontano da me ricorderò in ogni istante il tuo volto e il tuo corpo lascivo”. 

Vederla sdraiata con la camicetta nera aperta sui seni turgidi… 

Lui restava attonito ad ascoltarla e vederla sdraiata con la camicetta nera aperta sui seni turgidi e le sue gambe affusolate. Così la prese all’istante, e senza batter ciglio, si spogliò rimanendo nudo. Iniziò a baciarla delicatamente in tutto il corpo, lasciando che le sue mani scendessero in mezzo alle cosce. Sabina allargò le sue gambe mentre le dita di Franco si muovevano vorticosamente come tentacoli  dentro il suo sesso. 

La sfioravano in un punto sensibile da farla gemere per l’attesa protrattasi così tanto a lungo. Ma si svegliò di nuovo, tutto ansimante e voglioso ed incurante dell’ora ritelefonò a Sabina, in piena notte. 

Questa volta Sabina, accortasi di chi la chiamava, rispose al cellulare con inaudita impetuosità e furia. 

Gli proibì d’ora in poi di farsi vivo pena la denuncia immediata per stalker alle autorità competenti. Questo servì a Franco per venire fuori definitivamente da quel torpore convulso che lo aveva aggredito e coinvolto impetuosamente. 

Da quel momento non si fece più vivo. 

Sabina, d’altro canto si rimproverò per aver esercitato tanta asprezza nei suoi confronti.
Si rammaricò per l’episodio, che in cuor suo però l’aveva tanto deliziata e rallegrata comunque. 

Un grande abbraccio, Sabina Agos.